Dal fallimento al successo: le 5 lezioni di un imprenditore italiano che ha fatto la storia

19/02/2025 | AgentScout
Dal fallimento al successo

Quante volte abbiamo sentito dire che “il fallimento non è un punto di arrivo, ma uno di partenza”?

In effetti può essere veramente così, e ce lo dimostrano anche storie di imprenditori italiani che dopo rifiuti e false partenze, sono riusciti nel loro sogno creando anche imperi commerciali davvero importanti. Ne parleremo più avanti.

Adesso limitiamoci a dire che la società di oggi ama il successo. Il successo definisce la persona, l’organizzazione, la cultura. È un obiettivo chiaro per ogni iniziativa che presuppone un risultato. Quindi l’opinione comune è che il fallimento si debba evitare perché si deve raggiungere il successo ed entrambi non possono coesistere.

Questo è un concetto sbagliato e, come hanno scritto anche importanti sociologi, il fallimento è fondamentale per sviluppare la tenacia e l’autocontrollo necessari per interagire efficacemente con il nostro ambiente complesso e, come tale, è il vero “segreto del successo”. I fallimenti hanno il potere di attivarci e di scuotere le nostre convinzioni. Alcune sconfitte ci rendono più saggi, altre più combattivi, e altre ancora ci aprono a nuove opportunità.

Non a caso molti imprenditori di successo hanno affrontato momenti difficili prima di raggiungere il loro obiettivo. Oggi va di moda il termine “resilienza”, forse abusato, ma sicuramente la capacità di sapersi rialzare da una situazione negativa è un processo dal quale si può crescere e migliorare.

Fallire ci insegna il concetto della tenacia, ogni errore diventa fonte di apprendimento e insegna anche concetti come la gratitudine e l’umiltà. Accettare che non possiamo sempre controllare ogni aspetto della vita, ci rende più consapevoli delle nostre limitazioni, ma allo stesso tempo ci apre alla possibilità di apprezzare i piccoli traguardi raggiunti lungo il percorso. Da un fallimento se ne esce sempre con quattro azioni: accettare, non avere sensi di colpa, riformulare il fallimento e cambiare.

In questo articolo vedremo le storie di cinque grandi imprenditori italiani che dal fallimento sono arrivati al successo, dimostrando come davvero il fallimento possa rappresentare un trampolino di lancio.

Le 5 lezioni dai grandi imprenditori italiani

1.     La determinazione di Enzo Ferrari

La prima grande lezione è quella di Enzo Ferrari. Nel 1929, fonda a Modena la Scuderia Ferrari, società sportiva per fare correre i propri soci che diventa in breve tempo filiale di Alfa Romeo. Nel 1932 Ferrari, appena diventato padre, vede finire il sodalizio con Alfa Romeo e sembra finire anche la breve storia della Ferrari. Enzo deve affrontare difficoltà economiche e scetticismo. Non si arrende e nel 1939 fonda la sua casa automobilistica Ferrari a Maranello. L’intenzione era quella di produrre auto da corsa, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale lo costrinse a convertire la sua fabbrica in un’officina per la produzione di attrezzature belliche. Nel 1947 Ferrari presentò la sua prima auto da corsa con il suo nome, la 125 S, che vinse subito la sua prima gara a Roma. Da allora la Ferrari si impose come una delle case automobilistiche più competitive e vincenti nel mondo delle corse, partecipando a tutte le principali competizioni, dalla Formula 1 alla 24 Ore di Le Mans. Oggi la Ferrari resta un simbolo indiscusso del Made in Italy in tutto il mondo.

2.     La visione di Renzo Rosso

Tutto oggi conoscono il marchio di abbigliamento Diesel, forse meno la sua storia che ci parla di determinazione e visione. E’ la storia del suo fondatore Renzo Rosso, che operaio inizialmente di un consorzio tessile, decise di seguire la sua strada fondando Diesel. Nonostante critiche e difficoltà finanziarie, ha rivoluzionato il settore della moda casual con strategie innovative. Rosso ha mostrato da sempre una grande propensione per il tessile e l’imprenditoria, iniziando a cucire e a vendere per poco i suoi primi jeans ad amici e compagni di scuola. l brand nasce dall’idea di universalità, dal desiderio di conferire all’etichetta un nome semplice, efficace e pronunciabile allo stesso modo in tutto il mondo e dalla volontà di creare una linea di prodotti che costituisse un’alternativa a quelle già esistenti.

Rosso è stato in grado di rivoluzionare il concetto di vestibilità e di uso del jeans al di fuori della sfera casual. Diesel in pochi anni dalla sua fondazione nel 1978, si è affermata nel mercato internazionale, offrendo non solo dei capi ricercati ma uno stile di vita “for successful living”.

3.     La resilienza di Brunello Cucinelli

Un’altra storia che vale la pena di raccontare è quella di Brunello Cucinelli, che oggi è un indiscusso re del cashmere. Anche lui come molti altri è partito dal basso. Nato da una famiglia contadina a Castel Rigone, vicino Perugia, nel 1953, Cucinelli è cresciuto guardando il padre lavorare in condizioni ingiuste. È da lì che è scaturita la voglia di promuovere un’idea di lavoro che assicuri ai dipendenti dignità morale ed economica. Nel 1978 fonda una piccola società, dopo aver abbandonato gli studi in Ingegneria, e conquista subito il mercato del fashion con la sua tintura innovativa del cachemire. Conosciuto infatti come l’inventore del tuxedo grigio, Cucinelli è oggi acclamato come uno dei maggiori promotori del Made in Italy.

4.     Oscar Farinetti e la sua reinvenzione

Dopo aver venduto Unieuro e affrontato critiche per alcune scelte imprenditoriali, Farinetti ha reinventato se stesso con Eataly, un concept unico che celebra la cultura gastronomica italiana in tutto il mondo. Nel 1978 inizia a lavorare con il padre nel supermercato Unieuro che poi, a metà degli anni ottanta, trasforma in centri specializzati in elettronica di consumo. Nel 2002 vende la catena per tornare alla tradizione di famiglia, il cibo. Fonda Eataly, che oggi è la più importante realtà mondiale per l’alta qualità enogastronomia italiana.

5.     La lungimiranza di Olivetti

Quando si parla di Made in Italy un altro nome che viene sicuramente alla mente è quello di Adriano Olivetti. Ancora oggi riveste un posto di rilievo nel panorama economico e politico del dopoguerra. Sotto la sua guida, l’azienda di famiglia, costruttrice di macchine da scrivere e prodotti di meccanica di precisione ed elettronici, si è affermata sul mercato nazionale e internazionale. Anche lui, come i suoi colleghi, ha dovuto certamente impegnarsi molto per raggiungere il successo. Si laurea in chimica industriale al Politecnico di Torino e nel 1924 inizia l'apprendistato nella ditta paterna come operaio.  L'anno seguente compie un viaggio di studi negli Stati Uniti dove visita numerose fabbriche. Al ritorno propone un vasto programma di interventi per modernizzare l'attività della Olivetti a Ivrea. Una scelta vincente che porta la fabbrica in pochi anni a diventare un vero e proprio colosso. Per Adriano Olivetti l’impresa non è solo un luogo di produzione, ma è il motore principale dello sviluppo economico e sociale.

Cosa può imparare un imprenditori da queste storie?

Resilienza, visione, innovazione e capacità di trasformare un fallimento in opportunità. Sono questi i temi che ci devono far riflettere parlando delle storie di queste cinque figure così importanti.

Michael Jordan, uno degli sportivi più famosi del mondo, ha dichiarato di aver centrato solo la metà dei suoi tiri nella sua lunga carriera nel basket. "Solo" è relativo in quanto era molto efficiente e sapeva quando prendere il tiro giusto. Ma si è migliorato anno dopo anno. Non è arrivato come un prodotto finito. Per dire che anche chi eccelle passa attraverso delle enormi fasi di crescita contrassegnate da pause, insuccessi, delusioni.

Quindi ogni imprenditore che ha una idea e ci crede, deve portarla necessariamente avanti con coraggio, determinazione e senza farsi abbattere dalle difficoltà che sicuramente incontrerà sul proprio cammino. I consigli che si possono dare sono gli stessi di sempre.

Un imprenditore che vuole avere successo deve sicuramente abbracciare il cambiamento e mantenere una mentalità positiva. Possiamo anche consigliare di valorizzate le persone che hanno un’esperienza di “fallimenti intelligenti”, da cui trarre insegnamenti significativi.
Ovviamente è buona idea prendete nota di tutti gli errori commessi, tollerare e ricordare gli errori, non dimenticarseli e soprattutto non nasconderli mai.
Gli imprenditori dovrebbero anche utilizzate uno strumento di monitoraggio dei risultati aziendali, per individuare gli errori e le inefficienze, continuando a rispettare il concetto che le aree critiche sono opportunità, non solo errori. E’ importante anche
evitate il conservatorismo, il vero ed unico fallimento che deve essere condannato se davvero si vuole promuovere l’innovazione.

Puntare sulla ricerca agenti è un buono strumento di successo

Il fallimento non è la fine, ma l’inizio di qualcosa di straordinario. Tu cosa stai aspettando per trasformare le tue difficoltà in un successo? Puntare su una rete di agenti di commercio può essere un altro passo avanti importante per creare il tuo business di successo. A cosa serve creare una rete commerciale? La rete di vendita rappresenta il team che mantiene i contatti con i potenziali clienti, li invoglia ad acquistare e mantiene i rapporti saldi nel tempo. Creare una rete di venditori commerciale permette a gli imprenditori di delegare i compiti e avere più dipendenti impegnati ad cercare il contatto diretto con i clienti, sviluppando nuove strategie per aumentare le vendite e il fatturato dell’azienda. Per questo motivo è fondamentale che ogni venditore sia specificamente formato in modo da essere in grado di chiudere le vendite.


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